Perché la formazione politica è fondamentale per garantire nella società la parità di genere (e non solo)
In un’epoca di profondi cambiamenti sociali, culturali e tecnologici, la formazione politica assume un ruolo centrale per costruire una società più giusta, equa e consapevole: uno degli ambiti in cui questa necessità si manifesta con più urgenza è quello della parità di genere, un tema complesso e ancora lontano dall’essere pienamente realizzato.
Tuttavia, la formazione politica non si limita a questo, in quanto rappresenta un motore di emancipazione e partecipazione per tutte le categorie sociali che subiscono discriminazioni, esclusioni o marginalizzazioni. Comprendere i meccanismi della politica, partecipare attivamente al dibattito pubblico e acquisire strumenti critici per leggere la realtà sono elementi chiave per trasformare la società. Vediamo perché.
La parità di genere non è automatica: va costruita con consapevolezza
Nonostante i progressi degli ultimi decenni, la parità di genere resta una sfida aperta: le donne continuano a essere sottorappresentate nelle istituzioni, nei luoghi decisionali economici e culturali, spesso guadagnano meno degli uomini a parità di mansioni e subiscono stereotipi, molestie e violenze.
La questione, tuttavia, non è solo numerica: non basta avere più donne in politica o nei consigli di amministrazione, se non si accompagna questo cambiamento a una trasformazione culturale profonda, che parta dalle radici del pensiero e dell’educazione.
Qui entra in gioco la formazione politica. Essa permette di comprendere le cause strutturali della disuguaglianza – come il patriarcato, il sessismo istituzionale, la divisione dei ruoli nella famiglia e nel lavoro – e di sviluppare una coscienza critica, capace di riconoscere e contrastare queste dinamiche. Una cittadina o un cittadino politicamente formati sapranno, ad esempio, riconoscere un linguaggio discriminatorio nei media, leggere una legge con occhi critici, partecipare a un dibattito con argomenti fondati. In altre parole, sapranno essere agenti di cambiamento.
Dalla rappresentanza alla trasformazione
Uno dei nodi cruciali del dibattito politico odierno riguarda la rappresentanza: chi parla, per chi parla, con quali strumenti. La formazione politica aiuta a porre queste domande in modo consapevole e a reclamare una rappresentanza più ampia, inclusiva, plurale. Avere più donne in politica non basta se queste donne devono adattarsi a modelli maschili e competitivi, rinunciando alla propria visione del mondo. Solo attraverso un’educazione politica profonda, che parta anche dalla valorizzazione delle esperienze femminili e femministe, si può immaginare una politica diversa, non semplicemente “rosa”, ma trasformativa.
Una questione intersezionale
Un altro aspetto che la formazione politica rende evidente è l’interconnessione tra genere e altri fattori di discriminazione: classe sociale, etnia, orientamento sessuale, disabilità, età. Una lettura intersezionale delle disuguaglianze consente di evitare semplificazioni e di costruire alleanze tra soggetti diversi, senza gerarchie ma con l’obiettivo comune di una società più equa. Senza questa formazione, si rischia invece di affrontare i problemi in modo frammentario, o peggio, superficiale.
La parità di genere non è quindi una battaglia “di parte”, ma riguarda tutti e tutte. Una società che garantisce pari opportunità, che ascolta le voci di chi è stato storicamente escluso, è una società più democratica, più stabile, più ricca anche dal punto di vista culturale ed economico. E per costruire questa società, è necessaria una cittadinanza consapevole, che sappia come funzionano le istituzioni, che conosca la storia dei diritti, che sappia distinguere tra slogan e programmi, tra propaganda e politiche reali.
Il ruolo della formazione politica nella scuola e nei contesti informali
Non si nasce cittadini o cittadine consapevoli. La formazione politica deve iniziare presto, già nella scuola, e proseguire nel corso della vita. Deve essere presente nei programmi scolastici, nei percorsi universitari, ma anche nei contesti informali: associazioni, gruppi giovanili, sindacati, enti del terzo settore, movimenti civici. In particolare, per le ragazze e le donne, avere accesso a percorsi di formazione politica significa anche recuperare uno spazio pubblico storicamente negato, dove esercitare la parola, il pensiero critico, la leadership.
Non si tratta di trasformare tutte le persone in candidate o attiviste, ma di permettere a ciascuno di orientarsi nel mondo, di riconoscere i propri diritti, di contribuire alla definizione del bene comune.
Formazione politica e partecipazione: un circolo virtuoso
La formazione politica è anche uno strumento per combattere l’apatia e la sfiducia nelle istituzioni. In un tempo in cui molte persone si sentono disorientate, escluse o inascoltate, educare alla politica significa restituire loro voce e potere. Non a caso, molte esperienze di attivismo femminile – dai collettivi universitari alle reti contro la violenza di genere – sono nate proprio da spazi formativi, in cui le persone hanno potuto confrontarsi, costruire un linguaggio comune, immaginare alternative.
Investire nella formazione politica significa dunque rafforzare la democrazia, renderla più inclusiva, partecipata, capace di rispondere alle sfide del presente con intelligenza collettiva. E la parità di genere è uno dei principali banchi di prova per misurare la qualità di questa democrazia.